Il nostro Pianeta vive un’epoca nuova nella quale l’essere umano interviene costantemente e in maniera estremamente incisiva e più del passato sull’ambiente e nei luoghi che abita. Questa nuova epoca osservata anche dal mondo accademico, prende il nome di Antropocene, ad indicare il fatto che l’uomo interagisce attivamente sulla natura attraverso la tecnologia e le nuove tecniche, modificando in questo modo processi biologici, chimici e geologici della Terra.
L’importanza di un linguaggio dell’Arte per il Pianeta
In questo nuovo scenario, in ambito accademico i cambiamenti e le emergenze del pianeta vengono affrontati con dibattiti tra esperti dei vari settori, e nello specifico per ciò che riguarda il mondo dell’Arte, i suoi linguaggi si prestano particolarmente a trattare il tema dell’Antropocene ed a comprenderne anche gli aspetti più complessi, come la crisi ambientale che trova le sue radici in cause economiche, sociali, politiche ed etiche.
La “Collezione Antropocene” del MUSE
Al MUSE Museo delle scienze di Trento che offre un’esposizione su cinque livelli improntati sulla Natura e sulle diverse epoche e zone della Terra (vedi anche il nostro contributo: Viaggio dentro la natura del MUSE), è stata presentata nel mese di novembre 2024 mediante un evento espositivo speciale la “Collezione Antropocene” che è stata oggetto di una masterclass per artisti e creativi dal titolo “Dall’Antropocene al Biocene”, e un programma di talk che spaziano da arte a scienza.
Il nucleo originale della nuova collezione è stato realizzato raggruppando le 14 opere d’arte acquisite attraverso i bandi PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea e Italian Council IX, selezionate e sviluppate attraverso il progetto We Are the Flood | Noi siamo il diluvio, piattaforma sperimentale di espressione e capacity building per artisti, a cura di Stefano Cagol. Questo nucleo sarà ampliato nel tempo con nuove acquisizioni e produzioni legate ai percorsi del MUSE di esplorazione della tematica.
Di seguito l’elenco delle 14 opere d’arte in mostra
- “The Flight of the Blind Eagle” (2019) di Sharbeek Amankul
- “Concierto para el Bioceno” (2020) di Eugenio Ampudia, con piante in platea come pubblico di un concerto d’archi
- “Phytosynthesis. Antirrhinum Majus” (2022) di Stefano Caimi, che realizza piante simili alle piante reali, mediante l’uso dei software
- “Bivacco” (2019) di Hannes Egger con l’installazione su una barca di un bivacco di alta montagna messo a disposizione da R. Messner durante la Biennale 2019
- “Postforma” (2022) di Angela Fusillo
- “Topografie immaginarie” (2022) di Micol Grazioli
- “Pattern of Dissolution” (2017) di Elena Lavellés
- “Ora” (2019) di Silvia Listorti
- “Still Burning” (2010) di Shahar Marcus
- “o.T. (CLOUDS) (Nuvole)” (2016) di Philipp Messner
- “Tra radici sopite e arida pietra” (2023) di Giulia Nelli
- “Tides in the Body” (2023) di Hannah Rowan, che riflette sui legami tra l’acqua e i corpi
- “Looking through the clouds” (2021) di Giacomo Segantin che invita a guardare oltre al caos creato dalle immagini proposte dal web
- “Sposare la notte Ep. I” (2022) di g. olmo stuppia, con una indagine sulla Sacca San Mattia a Venezia, lavoro proposto in occasione della Biennale 2022
A queste si aggiungono le opere già prodotte dal progetto di Stefano Cagol:
- “Review Preview” (2022) di Nezaket Ekici
- “Lacrima” (2022) di Mary Mattingly, ancora focalizzato sull’acqua
Si aggiunge, inoltre l’opera realizzata nell’ambito del bando Italian Council IX:
- “Over Time” (2021) di Laura Pugno, realizzata nell’ambito del bando Italian Council IX.
Gli artisti in mostra creano opere che raccontano la complessità degli equilibri idrici come nell’orologio ad acqua di “Lacrima”, oppure indagano le immagini diffuse dalla rete che mostrano catastrofi ambientali, fumo, lotte sociali mescolate in un unicum di notizie vere e false. Il concerto di piante Concierto para el Bioceno capovolge il paradigma rappresentando la natura come protagonista: piante come spettatori di un concerto d’archi; e ancora un bivacco di alta montagna viene immaginato da Eugenio Ampudia su di una gondola di salvataggio nella laguna di Venezia come punto saldo di sopravvivenza delocalizzato in un mondo ormai con poche certezze. Ancora a Venezia pezzi della lavorazione del vetro sono il terreno difficile sul quale camminiamo nella Sacca di San Mattia, discarica delle lavorazioni del vetro di Murano. Mentre, l’artista Hannah Rowan, nel video Tides in The Body ritorna al tema dell’acqua e del corpo, e si lascia trascinare protagonista di un video, da un blocco di ghiaccio, nell’ambito di un lavoro ispirato dalla sua residenza in Groenlandia.
Completano la mostra i Dialoghi dell’Antropocene con i quali il MUSE offre al pubblico un salotto con gli artisti e con esperti del settore per brevi conversazioni davanti ad una tazza di the. Ecco tutti gli incontri dei Dialoghi:
7 dicembre 2024 dalle 17 alle 19 con l’artista Micol Grazioli; 21 dicembre 2024 dalle 17 alle 19 con l’artista g. olmo stuppia; 10 gennaio 2025 alle 18 talk con Andrea Viliani, Direttore del Museo delle Civiltà di Roma, e a seguire, visita alla mostra con il direttore Viliani e Stefano Cagol, curatore della mostra; 11 gennaio 2025 dalle 17 alle 19 con l’artista Hannes Egger; 18 gennaio 2025 dalle 17 alle 19 con l’artista Silvia Listorti; 19 gennaio 2025 alle 11 ci sarà il finissage con il curatore della mostra Stefano Cagol e Denis Isaia, Direttore sostituto delle Collezioni del Mart.
Per tutte le altre info lasciamo il sito web del Museo di Trento: MUSE