Fabio Pagano: “custode” dell’archeologia flegrea

Fabio Pagano: “custode” dell’archeologia flegrea

In tempo di pandemia, musei e aree archeologiche, soffrono le conseguenze delle chiusure generalizzate tuttavia, direttori e addetti ai lavori, non hanno mai smesso di occuparsi del proprio lavoro e programmare l’offerta culturale per il prossimo futuro. Abbiamo, quindi, rivolto alcune domande a Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei.
Mi presento, sono Fabio Pagano, sono un archeologo e da ormai un anno è mezzo sono il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Il nostro Parco è un insieme di luoghi speciali che insistono in un territorio speciale, quello flegreo, e si compone di ben 25 siti d’interesse, tra aree, siti archeologici e un museo. La natura, vivace e volubile di questi luoghi, caratterizzata da eruzioni vulcaniche e dal bradisismo, ha plasmato il paesaggio su cui poi è intervenuto l’uomo con le sue opere; penso al sito di Cuma, dove alla tradizione più antica circa la presenza greca sul continente, si affianca all’evoluzione dei secoli successivi, che porterà la stessa Cuma a trasformarsi in una grande città monumentale. Ancora, alla romanizzazione del territorio flegreo, che possiamo ammirare in tanti monumenti del nostro Parco, come l’anfiteatro Flavio di Pozzuoli, il terzo anfiteatro per ampiezza del mondo romano, nonché il luogo dove meglio si percepiscono e si possono godere, perfettamente conservati, i sotterranei, il “motore” di questa enorme macchina da spettacolo; penso ancora, al complesso delle Terme romane di Baia, una sequenza ininterrotta di lussuosi palazzi e luoghi di delizia, che tanto aveva attratto le oligarchie l’aristocrazia romana; un luogo davvero suggestivo che ha poi un appendice in fondo al mare, nel nostro parco archeologico sommerso di Baia, dove narrazione storica avviene in una dimensione del tutto particolare e speciale, quella dell’immersione! L’offerta, si completa con la visita al museo archeologico dei Campi Flegrei, allestito nelle sale del Castello Aragonese di Baia.Un grande complesso architettonico, di età tardomedievale, aragonese e rinascimentale che si sviluppa su tre ettari e per circa 100 metri di altezza, dove,attraverso le sezioni dedicate a Pozzuoli, Baia, Cuma e Liternum, sono conservate le fonti materiali, statue, epigrafi, ceramiche. Un vero e proprio contenitore della narrazione archeologica di questo territorio.
Pagano, l’epidemia di Covid19 ha sicuramente danneggiato il settore turistico compromettendo anche la filiera che opera in ambito culturale. Ci riferiamo, ovviamente, alle aree monumentali e archeologiche che hanno dovuto, probabilmente, pagare il “prezzo” più alto in termini di chiusura e quindi di perdite di visitatori . Come ha reagito in tal senso il Parco dei Campi Flegrei?
Il 2020 è stato un anno decisamente particolare, orribile per certi versi. La pandemia non ha risparmiato i nostri luoghi, coinvolgendo anche il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, così come tutti i luoghi della cultura in Italia e imponendo dinamiche completamente diverse a quelle precedenti. In pratica, le chiusure generalizzate hanno spezzato quel ritmo di fruizione a cui eravamo abituati. Ciononostante la “finestra temporale”, che la diminuzione dei contagi ci ha concesso durante l’estate, fino ad autunno inoltrato, ha consentito al parco di riprendere le proprie attività e di riorganizzarsi attraverso nuovi percorsi e nuove idee, come gli spettacoli all’aperto ed altre iniziative, lanciando una nuova offerta aderente alle aspettative di uno specifico target di pubblico, in particolare, quello delle famiglie. Pertanto abbiamo sviluppato un nuovo progetto che abbiamo chiamato, “Parco for family”, cioè un parco a misura di famiglia. E devo dire che nonostante tutte le difficoltà legate al periodo che stiamo attraversando, dopo solo tre 3 mesi dal varo del progetto, ad agosto, abbiamo registrato, analizando i dati di affluenza di pubblico, una controtendenza rispetto al dato nazionale; cioè, abbiamo avuto più visitatori nei nostri luoghi nell’agosto 2020, rispetto all’anno precedente. In sostanza, le analisi comparative fatte in Italia, hanno confermato i risultati del Parco archeologico dei Campi Flegrei, anche rispetto a grandi attrattori, quali il parco archeologico del Colosseo, il parco archeologico di Pompei, Il Parco Archeologico della Valle dei Templi ad Agrigento,convalidando la nostra crescita. E questo è un merito che dobbiamo, innanzitutto, alla natura dei nostri siti archeologici, fatti di luoghi aperti, spazi accoglienti e rasserenanti, fuori da quelle dinamiche legate alla diffusone del virus, che spesso, si trasformano in paure angosce per i visitatori, come il timore di trovarsi in file enormi davanti alle biglietterie. Invece, la naturale accoglienza dei nostri luoghi, ha richiamato numerosi visitatori.
Durante lo scorso anno da parte del Parco archeologico sono stati attivati piani di partenariato con soggetti privati allo scopo di cerare progetti in sinergia con le istituzioni e le attività associative e aggregative presenti sul territorio dei Campi Flegrei. Le prime due esperienze riguardano il “Macellum” di Pozzuoli e “Piscina Mirabilis” di Bacoli . In futuro ci saranno altri bandi del genere per i tanti siti archeologici cosiddetti “minori” presenti nell’area?
La strategia di sviluppo che il parco archeologico dei Campi Flegrei ha programmato per il prossimo futuro, prevede una osmosi tra le varie anime che compongono il nostro territorio. Abbiamo in mente una gestione del parco che possa abbracciare tutte quelle realtà propositive che esistono su questo territorio, nell’ottica di ampliare la fruizione e l’offerta culturale di quanto è possibile visitare. Il nostro parco si compone di ben 25 siti archeologici che vogliamo progressivamente aprire sempre di più al pubblico per andare incontro alle esigenze di fruizione, ma anche per garantire nuove forme di sviluppo economico e occupazionale. E proprio quest’ultimo aspetto ci ha portati a sviluppare nuove forme di partenariato pubblico-privato. Nel 2020 abbiamo sviluppato, nuovi progetti che definirei “pioneristici”, e che pongono il parco archeologico dei Campi Flegrei in prima linea in Italia nei percorsi di partenariato pubblico privato; pertanto siamo osservati e studiati con grande attenzione. Appena la curva epidemiologia ce lo permetterà, dunque, verranno aperti al pubblico, due luoghi importanti del parco: il Tempio di Serapide a Pozzuoli e la Piscina Mirabilis di Bacoli. E saranno gestiti attraverso un sistema che contemplerà la partecipazione di raggruppamenti di imprese, associazioni territoriali, amministrazioni comunali e Parco Archeologico. Chi sposerà questo progetto, dunque, rilancerà l’offerta turistica e garantirà anche nuove opportunità di sviluppo occupazionale, con ricadute economiche sul territorio. Ancora, pensiamo ad un partenariato nell’ambito dei servizi culturali, dove, il privato che ha sviluppato competenze specifiche in alcuni indirizzi di sviluppo locale dell’offerta culturale, potrà gestire in collaborazione, non soltanto luoghi fisici, ma anche nicchie di servizi; penso ad esempio, ai servizi educativi. Ci piace credere che stiamo lavorando tutti assieme per il futuro del nostro parco archeologico. Questo è quello che abbiamo messo in campo per il 2020-21, e verrà offerto non appena sarà possibile.
Baia Sommersa è il fiore all’occhiello del Parco archeologico. Negli ultimi tempi, tante energie e competenze sono state spese per rendere ancor più visitabile il parco sommerso, cosa è stato attivato di recente, ma soprattutto cosa è in programma per una area sommersa unica la mondo?
Nel 2020 abbiamo raggiunto un importante obiettivo: l’assegnazione, da parte del Ministero dell’Ambiente, come ente gestore definitivo, del Parco sommerso di Baia e dell’area Marina Protetta. Il parco archeologico dei Campi Flegrei sarà, quindi, l’ente che gestirà l’area Marina Protetta di Baia, e questo ci consentirà di poter definire, definitivamente, un regolamento circa le attività autorizzate nell’area.
Ancora, abbiamo sviluppato un nuovo modello di gestione, dove assieme a quelle attività che ormai da anni si concentrano a Baia, si affianca la ricerca innovativa, con elementi di osservazione direttamente in acqua. Nello specifico, in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, abbiamo restaurato un pregevole mosaico policromo nell’area delle cosiddette terme del Lacus, consentendo ai visitatori di poter osservare i restauratori in corso d’opera. L’apertura di due nuovi percorsi di visita, ci consentirà di distribuire, in maniera più equa, il nostro pubblico, garantendo sostenibilità ad uno spazio prezioso che dobbiamo proteggere. Non sono mancate le scoperte archeologiche, che hanno arricchito le conoscenze circa l’antica Baia Sommersa. Penso al recupero, nell’estate del 2020 dalle acque di Baia,di un meraviglioso trapezoforo con una protome leonina, quello che potremmo definire un tavolo in marmo o sostegno di una mensa, attualmente in fase di restauro e che sarà visibile, non appena possibile, nel museo Archeologico dei Campi Flegrei. Nel 2021, continueremo per questa strada. Tra gli obiettivi prefissati, la fruizione dell’area sommersa di Portus Julius, dove già è in atto una grande concentrazione di ricerche, per migliorare e sviluppare la nostra conoscenza dei luoghi, nonché affrontare i necessari interventi di restauro. Nuovi percorsi di visita, dunque, quelli previsti per l’anno in corso, che concorreranno ad arricchire la meravigliosa vetrina del nostro territorio.
Se in questo momento fosse definitivamente finita la pandemia di Covid e avesse l’ok da parte del Ministero di aprire le aree archeologiche, cosa attiverebbe nell’immediato per richiamare nuovamente i flussi di visitatori?
Io credo che appena sarà possibile – e speriamo presto – riaprire i nostri luoghi della cultura, sarà determinante posizionarsi in quello che possiamo definire il nuovo panorama dell’offerta e della domanda culturale. Il mondo molto probabilmente è cambiato ed anche il modo di intendere il turismo; pertanto la sfida sarà adeguarci a rispondere velocemente a questi mutamenti.
Se andiamo ad analizzare il trend circa i flussi turistici che vengono proposti in questo periodo dagli analisti del settore, notiamo che le grandi destinazioni, i grandi attrattori turistici, avranno vita difficile. Il turismo dei prossimi anni, infatti, sarà un turismo di prossimità che tornerà a scoprire le aree interne, non molto lontano dai grandi centri urbani. Dunque, si tenderà a riscoprire quei siti “vicino casa” che prima si trascuravano, preferendo il grande viaggio all’estero, verso i grandi attrattori. E il parco archeologico dei Campi Flegrei, grazie ai propri siti e al museo archeologico, ha la possibilità di collocarsi in posizione di vantaggio, in questo nuovo scenario competitivo. Tuttavia occorre migliorare le infrastrutture, per meglio garantire mobilità e la viabilità. Il nostro progetto, che poi è anche il nostro obiettivo, è quello di accogliere e accompagnare le famiglie durante la visita ai nostri luoghi, con un occhio di riguardo alle famiglie, creando spazi dedicati, costruiti con loro e per loro.

Intervista di Antonio Cangiano